La mappa delle parole evidenzia 4 principali aree tematiche (cluster) lungo due direttrici di senso.
Sull’asse orizzontale la dimensione individuale dell’accusare sintomi si contrappone a quella sociale e collettiva del diffondere il contagio. L’io e gli altri.
Sull’asse verticale la preoccupazione che prende la forma dell’ansia (potrei prendere il virus… potrei ammalarmi), si contrappone all’angoscia, lo sperimentare da vicino la paura della morte.
E nello spazio semantico che delinea il nostro rapporto con il virus, si articolano 4 cluster di parole:
- il cluster dell’accusare sintomi lievi (tosse secca, colpi di tosse, mal di gola, raffreddore, starnuti, dolori muscolari, congiuntivite, naso che cola, chiamare il dottore…) PASSARE, CHIAMARE;
- Il cluster dell’avvertire ansia (sentire salire l’ansia, essere presi dall’ansia, mamma, paura di uscire, sistema immunitario, sperare, preoccuparsi…) PROVARE, SENTIRE, SPERARE;
- il cluster febbre alta (problemi respiratori, febbre alta, tampone, crisi e difficolta respiratoria, stare a casa, paura di morire, positivo, ospedale, polmonite…) LASCIARE, MORIRE;
- il cluster del rientro dal nord (nord, coronavirus, contagiare i genitori, rientrare in puglia, studente, viaggio, tornare al sud, treno, sfacelo…) MENTIRE, TACERE, FUGGIRE.
È il vivere l’incertezza. L’incertezza del fino a quando, del cosa mi accadrà e come sarà domani. Corpo e distanza. Proteggere sé e l’altro da sé. La vita di un nuovo virus che stravolge la società moderna e tecnologica. Paralizzandola.