Vorrei tornare con voi alla mappa per costruire nuove ipotesi di approfondimento.
Il dato come inizio di un percorso e non come fine (quanto inutile marketing intorno alla parola “big data”, quante parole vuote, senza anima. Quanti tentativi di manipolare, controllare, ridurre la complessità).
Guardiamo la mappa. C’è un cluster che domina la scena rispetto agli altri, è “Credere alle Fake News”. Circa il 20% dei tweet raccolti si raggruppa intorno a questa tematica con parole come: parlare, guerra, pericoloso, creare, grande. È il cluster che si colloca accanto a “Restare a casa” (13% dei tweet); accanto ai tweet delle persone chiuse e ben protette che si interrogano su come trascorrere il tempo al meglio.
“Le fake news attecchiscono meglio se riportano quello che vorremmo sentire. È per questo che vengono create. Per assecondarci” posta il giornalista Riccardo Cucchi.
All’opposto il cluster “Combattere il virus”, formato solo dal 10% dei tweet (la metà rispetto a Fake news). È il prendere contatto con chi è dentro la malattia, con chi cerca di combatterla. È il deserto. Dal lat. desertum, part. pass. neutro sostantivato di deserĕre «abbandonare». Un luogo, uno spazio, scarsamente abitato, privo di vita, non ascoltato.
Evidentemente preferiamo intrattenerci e rassicurarci con mirabolanti fake news, piuttosto che ascoltare, prendere contatto, con l’esperienza dolorosa che stanno vivendo le persone colpite, a vario titolo, dal virus.
Persone lasciate sole.
No, non stiamo cambiando. Purtroppo.
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Elaborazione: Culture srl
Keyword: Coronavirus
Periodo: 20 marzo – 2 aprile
Tweet estratti: 1 milione