Competenze, lavoro, innovazione.

I dati pubblicati da Istat nella nota di previsione sulle prospettive per l’economia italiana nel 2018 evidenziano forti distanze tra l’Italia e i principali paesi europei in termini di creazione di occupazione qualificata e di investimenti in innovazione.
Occupazione

Nel 2017 in Italia la quota di occupati tra i 25 e i 64 anni con titolo di istruzione terziaria (23,1%) è marcatamente inferiore a quella di Spagna (43,2%), Francia (41%) e Germania (31,3%).

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Le distanze appaiono riconducibili sia a una offerta relativamente modesta di forza lavoro con un livello di istruzione universitario, sia a una ridotta capacità di assorbimento di capitale umano a elevato titolo di studio da parte del sistema produttivo, fattori che tendono a rinforzarsi l’un l’altro.

Investimenti

A partire dal 2008, in Francia e Spagna la quota di investimenti in beni della proprietà intellettuale (beni intangibili) sul Pil è aumentata. In particolare Nel 2017 in Francia la quota di investimenti intangibili (5% di cui il 2,2% in Ricerca e sviluppo) ha superato quella degli investimenti in beni tradizionali (beni tangibili, 4,9%) evidenziando un processo di potenziale sostituzione tra le due tipologie di asset con ricadute positive sulla crescita della produttività.

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In Italia il peso degli investimenti in Ricerca e sviluppo rispetto al Pil è passato da un valore medio dell’1% (periodo 1995-2007) all’1,2% (2008-2017).

Il modello di crescita dell’economia italiana è ancora poco orientato all’innovazione e alla creazione di occupazione qualificata.

Costruire futuro vuol dire sviluppare il sistema educativo e formativo italiano, aumentare le competenze, promuovere innovazione nelle imprese e nelle istituzioni, valorizzare e dare spazio alle potenzialità umane.