Un vuoto progettuale

 

Anche questa volta, come nel caso delle elezioni presidenziali francesi, OpenMap (l’analisi sematica ed emozionale dei tweet) ha rivelato indizi per comprendere i fenomeni, anticipando alcuni risultati elettorali.

C’è un vuoto progettuale, un vuoto che lascia dilagare rabbia e rancore.

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L’analisi è stata condotta da Culture su oltre 100.000 tweet, prodotti nel periodo dal 13 dicembre 2017 al 4 gennaio 2018 e contenenti le parole chiave Europa e UE. I tweet sono stati analizzati con tecniche multidimensionali di analisi del testo al fine di esplorare le relazioni tra le parole (cluster) e individuare modelli di senso. Si tratta di un raffinato avanzamento metodologico della Sentiment Analysis perchè non categorizza “a monte” le parole in termini di sentiment positivo, negativo o neutro, ma esplora il significato delle parole attraverso la loro co-occorenza.

Vediamo i risultati. L’asse verticale della mappa, quello che articola il rapporto degli italiani con l’Europa, ospita una singolare e significativa assenza.

Mentre nell’estremità inferiore dell’asse troviamo il luogo dell’isolamento nazionale, dell’”fuori”, in cui tanto l’Europa quanto la UE sono alternative rispetto all’Italia, ma anche alla Spagna del referendum catalano o alla Gran Bretagna della Brexit. C’è una “povera Italia”: un’Italia che si lamenta perché si percepisce come povera, fanalino di coda della lontana UE. È l’Italia della rabbia e del rancore di un ceto medio in crisi. E a questo cluster si affianca quello di Di Maio e del M5S che incitano a “uscire dall’Euro” sventolando spauracchi come il disastro epocale causato dall’euro.

Nello spazio opposto, la parte alta dell’asse verticale, non emergono cluster di parole. Proprio quel polo che può essere alternativo al “rancore” e che può ‘sognare’ di essere “dentro” l’Europa, integrando ‘desideri’ e ‘norme’ in una più ampia appartenenza europea, rimane deserto. Lo spazio dell’utopia, di una “vision” che indichi il luogo dove volgere sguardo e attese, è vuoto.

Rimane in posizione centrale il cluster di parole dell’”Europa promessa” dalla politica: grande, nostra, con protagonisti come il PD, Emma Bonino, Renzi, Prodi, cui affidare il compito di salvare l’integrazione attraverso gli Stati Uniti d’Europa. Riesce a contrapporsi, sull’asse orizzontale, alla fredda e normativa UE, ma non si polarizza né sulla parte sinistra (quella dell’Europa dei desideri) né sulla parte alta della mappa.

L’analisi condotta traccia una mappa delle percezioni sociali, evidenzia un immaginario collettivo privo di un sogno (di Europa, di Italia, di futuro); se non sterile protesta, delusione, desiderio di farla pagare a qualcuno.