“Per ogni caso confermato, probabilmente ci sono altre 5-10 persone nella comunità con infezioni non rilevate. Questi casi, spesso lievi, sono responsabili per quasi l’80% dei nuovi casi, che non sono però necessariamente lievi.” Lo scrive il New York Times citando un rapporto basato su dati cinesi e pubblicato sulla rivista Science.
Il contact tracing è un possibile strumento, ma non è il solo. Un’altra fonte di dati è rappresentata dalle piattaforme social dove le persone stanno trascorrendo, oggi più che mai, la maggior parte del tempo. È lì che strutturano relazioni, e lì che raccontano cosa sta loro accadendo e come si sentono.
Trarre conoscenza dai dati (soprattutto da quelli non strutturati) vuol dire decifrare segni, individuare indizi, costruire ipotesi di pattern di comportamento, sviluppare algoritmi e modelli predittivi.
Siamo partiti da una parola chiave: febbre.
Intorno a questa abbiamo estratto i tweet prodotti nella giornata del 18 marzo.
Le parole emerse dall’analisi condotta mostrano come le persone stiano gestendo e raccontando il rapporto con la propria salute in un escalation di sintomi.
Si parte da stanchezza, diarrea, raffreddore, perdita del gusto e dell’olfatto, mal di gola, tosse secca. Sintomi lievi, accusati da alcuni giorni o nell’ultima settimana; sintomi che preoccupano. Si ha paura. Qui il verbo è SPERARE. Rimanere a casa e VEDERE come va.
Fare il tampone? Si chiedono.
Si prosegue con febbre (cazzo), difficoltà respiratorie, PRENDERE la Tachipirina.
E ancora, RISULTARE positivo al tampone.
Si guarda alla terribile situazione di Bergamo. All’esperienza di parenti o conoscenti con polmonite, ricoverati in ospedale, o in terapia intensiva. Si piangono i morti.
Parole “sentinella” che possano aiutare, attraverso un algoritmo di machine learning, a monitorare la diffusione di casi non ancora testati; evidenziare momenti di allerta; ricostruire network di potenziale contagio; veicolare messaggi di informazione e raccomandazioni di comportamento.
Dati per il bene comune.
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Elaborazione: Culture srl
Keyword: febbre
Periodo: 18 marzo
Aggiornamento del 22 marzo:
L’Istituto Italiano di Sanità, nel documento esteso del 19 marzo, segnala un dato importante su cui riflettere.
“Il tempo mediano trascorso tra la data di insorgenza dei sintomi e la data di diagnosi è di 3 giorni per il periodo 20-27 febbraio (calcolato su 921 casi) e di 5 giorni per il periodo 28 febbraio-19 marzo (calcolato su 17.342 casi).”
E nell’infografica giornaliera del 21 marzo traccia l’andamento dell’inizio dei sintomi rispetto alla data di diagnosi.