L’Italia è digitale?

In questi giorni si è sentito molto parlare di banda larga e ultralarga, e del forte ritardo italiano rispetto all’Europa.

La Commissione Europea ha reso disponibili online una serie di indicatori utili a misurare i progressi degli Stati membri verso la costruzione di un’economia digitale. Vediamoli insieme.

L’Italia è al 25° posto nella classifica DESI (l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società) dei 28 Stati membri dell’UE.

Il DESI è un indice composito elaborato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri verso un’economia e una società digitali. Esso aggrega una serie di indicatori strutturati intorno a cinque dimensioni: connettività, capitale umano, uso di internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.

DESI

Secondo il DESI 2016, l’Italia fa parte del gruppo di paesi che stanno recuperando il ritardo, anche se le prestazioni dell’Italia sono inferiori alla media del gruppo di paesi in fase di recupero.

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1. Per connettività, l’Italia si colloca al 27esimo posto tra i paesi dell’UE. La banda larga è ampiamente disponibile (99%), ma non quella veloce che è limitata al 53% delle famiglie (la percentuale più bassa in Europa), e di queste solo il 5,4% ha sottoscritto un abbonamento. L’adozione della banda larga mobile è maggiormente diffusa (75%). La copertura delle reti NGA (reti di accesso di nuova generazione) è passata dal 36% delle famiglie nel 2014 al 44%, nel 2015.

Banda larga

2. Per capitale umano, l’Italia è al 24esimo posto tra i paesi dell’UE. L’Italia non può sperare di cogliere appieno i benefici dell’economia digitale fintanto che un terzo della sua popolazione non utilizza regolarmente Internet.

INTERNET USERS

La percentuale di utenti regolari di Internet è cresciuto di 4 punti percentuali (siamo al 63%), ma una parte consistente (almeno il 31%) di questi utenti abituali di Internet manca ancora di competenze digitali di base. La principale causa di questa mancanza di competenze digitali è riferibile al basso livello di istruzione (i due parametri sono altamente correlati e solo il 42% della popolazione italiana ha un livello di istruzione superiore alla scuola secondaria inferiore – il quarto valore più basso nella UE) e all’importante quota di popolazione in età avanzata. I bassi livelli di istruzione spiegano anche il numero ridotto di laureati STEM (scienze, tecnologia, ingegneria, matematica). Anche la percentuale degli specialisti ICT è molto al di sotto della media europea ed è rimasta stabile nel corso dell’ultimo anno. Data la bassa quota di laureati Stem e la lenta integrazione della tecnologia digitale, è improbabile che la percentuale di specialisti ICT aumenti nel prossimo futuro, per ragioni sia di domanda che di offerta.

3. In termini di propensione degli individui a utilizzare i servizi Internet, l’Italia presenta una leggera diminuzione rispetto allo scorso anno, ponendosi nel rango più basso tra i paesi dell’UE. Gli italiani non utilizzano Internet quando hanno bisogno di effettuare transazioni o leggere le notizie (per le news il dato è addirittura in discesa: si è passati dal 60% del 2014, al 57% del 2015 – dato collegabile all’ulteriore diffusione di contenuti a pagamento, che scoraggia i lettori occasionali, e all’ampliamento della popolazione Internet agli utenti con competenze e istruzione più bassi). Migliora invece il dato sullo shopping online (+4%), in linea con l’aumento registrato nelle imprese.

USO DI INTERNET

4. Nell’integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese, l’Italia si colloca 20esima tra i paesi dell’UE. Le imprese italiane non stanno facendo molti progressi nell’adozione di soluzioni di eBusiness, ma il canale di vendita e-commerce sta guadagnando importanza. Una vera economia digitale è quella in cui le imprese sanno sfruttare appieno le possibilità e i vantaggi offerti dalle tecnologie digitali, sia per migliorare la loro efficienza e produttività sia per raggiungere i clienti e realizzare vendite. Sembra che le PMI italiane si stiano lentamente rendendo conto che il canale di vendita e-commerce può essere un importante strumento per espandere i loro mercati e contrastare la crisi economica. Il progresso più marcato riguarda il fatturato proveniente dall’e-commerce: è aumentato dal 4,9% nel 2014 all’8,2% di quest’anno.

5. I servizi pubblici digitali sono la dimensione del DESI 2016 dove l’Italia si classifica meglio, risultando 17esima tra i paesi dell’Unione Europea. La disponibilità di servizi pubblici on-line ha registrato progressi, anche se vi è ancora spazio per migliorare i servizi delle amministrazioni e rendere la vita più facile ai cittadini. Le autorità pubbliche italiane possono migliorare l’usabilità dei loro servizi on-line. Infatti, solo nel 37% dei casi, le informazioni già in possesso dai servizi pubblici è riutilizzata per pre-compilare i moduli presentati all’utente.

In Italia, l’attività di riutilizzo dei dati aperti del settore pubblico contribuisce al buona performance registrata.

OPEN DATA

 

Per approfondimenti: Digital Single Market – DESI