Bello il Festival Nobilita e bello l’Opificio Golinelli. Un luogo dove trasparenza e luce sprigionano energia; dove si può accogliere l’invito a pensare i temi del nostro vivere contemporaneo: persone, lavoro, digitale.
La trasformazione digitale è una rivoluzione di senso, afferma Marco Bentivogli, cambia i nostri modi di fare e di leggere i fenomeni; cambia la “fabbrica”, rendendola più umana. Le mansioni più rutinarie possiamo lasciarle alle macchine e il coordinamento delle machine (l’interazione robot-robot) affidarlo all’uomo.
E i posti di lavoro? I call center che spariscono? Gli sportelli che chiudono?
Come sempre, dipende dal senso che vogliamo attribuire agli eventi. E da quanti facili e rassicuranti stereotipi vogliamo assorbire.
Luciano Floridi sottolinea che dipende da noi. Dipende dalla direzione che daremo alla trasformazione digitale, da quanto riusciremo a governarla. Ci ricorda che insieme alla tecnologia c’è la legislazione che garantisce spazi di manovra, consente di operare scelte, di non sostituire ma integrare. Ci ricorda che il lavoro non è una “torta”, non “finisce”: esisterà sempre “un angolo della casa a cui dedicarsi, o delle rose da curare”. Uscendo da metafore casalinghe, si tratta di trasformare i lavori e aprire a nuove possibilità.
Il digitale tende a ridurre i vincoli e aumentare le opportunità, per questo lo abbiamo pensato.
Si tratta ora di “disegnare” nuove strutture, aprire a idee, dare spazio alla bellezza e all’essere umano.
All’essere umano e alla sua felicità. Paolo Vergnani con ironia e abilità ci conduce nell’esplorare sentimenti ed emozioni.
Il benessere è uno stato, è lo stare, è lo stare fermi, ancorati.
La felicità è un picco, è un differenziale.
E a volte è il malessere che muove, che spinge all’azione…che può condurre a momenti felicità.